sabato 23 ottobre 2010

Andrea Venanzoni





Qui si parla di un guru.
Un personaggio che da anni sfida le logiche intrinseche del politically correct,della morale comune e della letteratura stessa.Da anni Andrea Venanzoni è una specie di osservatorio vivente,posto in ogni sottosuolo brulicante di vite al limite,in ogni corridoio di metropolitana dove si vive la paura della notte.In ogni scenario dove trasudino le pulsioni piu oscure dell'essere umano.
Da anni diffonde i suoi scritti,le sue recensioni di film e libri dimenticati o volutamente nascosti,le sue idee e visioni gelide sull'umanità ed il degrado morale che ad essa si accompagna.
La parola a lui.

Diciamo qualcosa sulla vita di Halogen. La lunga storia del tuo progetto,da fanzine a blog,che poi è un po anche la tua storia.


AV: Nel 1995, qualche mese prima di diplomarmi ho avuto modo di frequentare un corso di scrittura creativa organizzato dal liceo in cui ero iscritto, corso tenuto dal poeta Elio Pecora, amico collaboratore e sodale di Pierpaolo Pasolini e di Dario Bellezza. All'epoca sperimentavo parecchio con la scrittura e spaziavo voracemente dall'horror di stampo classico a quello lovecraftiano passando per raccontini di taglio neorealista letteralmente infarciti di scenari di degrado; visto che generalmente i miei scritti ottenevano ottimi responsi, sia dall'insegnante sia dal resto della classe, pensai che non sarebbe stato male lasciare da parte le noiose fanzine di metal estremo e hardcore a cui ogni tanto prestavo la penna per focalizzare esclusivamente i miei sforzi creativi su un "prodotto" autoreferenziale. Tra l'altro Pecora nei ritagli di tempo mi descriveva con dovizia di particolari la vita di Pasolini e di Bellezza, i loro tormenti, la loro caccia sessuale, i progetti, le frustrazioni, i trionfi e i fallimenti; sono sempre stato attratto dalle biografie marginali, disperate, crudamente ancorate ad un canone di annichilimento. Così iniziai a pensare che il mio progetto avrebbe dovuto seguire un taglio rigorosamente biografico, in soggettiva - poi la maturità mise in stand by, parzialmente, la fanzine. Ma dopo l'esame me ne tornai in Inghilterra dove ero stato negli anni precedenti, e feci la conoscenza per tramite di un'amica dell'opera letteraria di Peter Sotos, nella fattispecie tre numeri di Parasite; fu una epifania, la mia personale via di Damasco. Come per Sotos la lettura di "A sangue freddo" di Truman Capote aveva avuto valenza epifanica e rivelatoria per me la lettura di Sotos fu davvero la rivelazione del Verbo. Raccolsi materiali a cavallo del primo semestre di studi giuridici, visto che mi ero, a fine 1995, iscritto a Legge; volevo scrivere qualcosa che applicasse Sade alla cronaca nera. Con quel taglio metagiornalistico, oscuro, malevolo ma anche ironico e sarcastico che contraddistingue Parasite (che è secondo me l'opera in assoluto più intensa e convincente di Sotos) e che getta uno sguardo cupamente realistico sulla vita quotidiana. Ho autopubblicato qualche numero tra il 1996 e il 1998, ed ho avuto ironicamente il privilegio di essere uno dei primi commentatori non ufficiali della legge 269 del 1998, la legge contro la pedofilia il turismo sessuale e la riduzione in schiavitù dei bambini. Emanata in concomitanza con il ritrovamento del cadavere del piccolo Simeone Nardacci, cadavere rinvenuto a un chilometro circa da dove vivo io -per la serie, evviva le sincronie junghiane. Halogen è stata, ed è, l'espressione dei miei gusti, dei miei piaceri, in ossequio al fondamentale principio secondo cui se vuoi una cosa fatta bene devi fartela da solo. E' una liberatoria modalità espressiva che scorre parallela alla mia esistenza.

Cosa ti ha spinto ad una ricerca cosi radicale?è poi giusto chiamarla ricerca?


AV: Purtroppo il termine ricerca finisce, specie nel linguaggio contemporaneo, per rivestire una valenza schiettamente scientifica, e come tale improntata a criteri di neutralità ed asetticità; Halogen ambisce ad essere l'esatto contrario. Poca neutralità, molta partecipazione emotiva diretta - l'utilizzo della visione in soggettiva, della prima persona singolare nella descrizione dei fatti e delle vicende ha una duplice caratterizzazione; da un lato è ovvio perchè parlo di me, e quindi è una scrittura voracemente egotica. Dall'altro ricordo che leggendo una recensione di "American Psycho" (il romanzo di Bret Easton Ellis) scritta da Norman Mailer mi colpì molto il fatto che Mailer criticasse in maniera pesante la scelta di Ellis di usare la prima persona singolare per tutto il romanzo, dicendo in sostanza che alla lunga quella scelta ha sempre un effetto asfissiante sul lettore. Era una critica, ne feci un punto d'onore; in fondo penso che avere un potere di costrizione, poter imporre l'asfissia a chi legge, sia un notevole esercizio di introspezione, di antropologia rovesciata. In un certo senso, sfrondandola dei citati esiti parascientifici, penso di poter dire che Halogen è la mia personale ricerca, non dettata da elementi deterministici di cause ed effetti ma solo dalla volontà di raggiungere il mio piacere, , la ricerca e la conseguente messa a nudo dei miei piaceri appunto, dei miei punti di vista, dei miei gusti, e delle mie idiosincrasie; non ho mai ambito a creare shock, anzi. Non mi interessano le reazioni puerili, tanto quelle di disgusto quanto quelle di tripudiante esaltazione. Non sto cercando un Graal, ma solo la comprensione piena ed organica di ciò che mi fa godere. In senso intellettuale, e fisico. Gilles Deleuze, ne "Il Freddo e il Crudele", scrive che la principale differenza tra masochista e sadico è che il masochista postula un incontro di volontà, uno schema contrattuale, un sinallagma, mentre il sadico postula solo la sua unicità, ha una visione unilaterale ed asimmetrica. Nel suo universo, esiste solo lui. Fondamentalmente, quella del sadico è una descrizione che si attaglia bene al mio modo di essere e di vedere le cose.

Le tue influenze principali? Esiste un sottomondo dove la letteratura è qualcosa che fa paura ai piu...


AV Sade. Su tutti. "Le 120 Giornate di Sodoma" sono state la mia compiuta e piena lettura sacra - c'è tutto in quel libro, filosofia, religione, nichilismo (che a ben vedere può rientrare nelle due categorie citate prima), quella che Maurice Blanchot definiva la solitudine dell'uomo davanti all'universo, senso di onnipotenza, di reificazione dell'esistente, godimento assoluto, ironia nera, scrittura veloce e quasi automatica che non a caso tanto ha interessato i surrealisti fino a sfociare nella paranoia-critica di Dalì. Influenza sono e sono stati i libri DI Sade e i libri SU Sade; come le opere di Bataille, di Klossowski, di Barthes, del citato Blanchot, di Deleuze. Altri autori che hanno avuto una indubbia rilevanza per il mio modo di concepire la scrittura (in senso tecnico e contenutistico) sono Dennis Cooper, Peter Sotos, Pierre Guyotat, Jean Genet, Antonin Artaud. In maniera relativa Caraco e Cioran, autori che amo molto e a cui sono senza dubbio legato ma di cui non posso dire il peso specifico in termini di vera influenza. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non sono particolarmente interessato all'opera di Pasolini; sono molto più interessato alla sua vita. Tengo in altissima considerazione la sua poesia, ma non ho mai apprezzato la sua narrativa. Cinematograficamente parlando, e sempre parlando di Pasolini, Salò (inevitabile anche per quanto detto su Sade) e il Vangelo. Leggo molta saggistica, e quella mi influenza di sicuro; l'intero catalogo criminologico della Centro Scientifico Editore, letteratura true crime angloamericana, il catalogo Feral House e quello della Creation Books. Qualunque cosa Jamie Gillis abbia fatto. I quotidiani. La televisione. La tv recentemente è la mia fonte primaria di materiali; sintonizzare un qualunque canale e sentirsi i dettagli, anche i più morbosi e raccapriccianti, della morte del piccolo Tommy o della piagnucolante agonia di Sarah Scazzi, intervallati da balletti scosciati, è qualcosa che non può lasciare indifferenti. Non so dire se esista un sottomondo in cui la letteratura possa davvero fare paura; una volta Sotos era appannaggio di una ristretta cerchia di aficionados, adesso, adesso che il palato del pubblico si è assuefatto a giri di giostra a base di stupro teste spaccate e morti brutali, Sotos è a tutti gli effetti un critico sociale e come tale potrebbe essere letto senza grandi traumi persino dalle casalinghe. Ricordo che qualche anno fa, quando lo intervistai, mi disse che in effetti all'epoca di Pure il true crime non era genere ancora diventato preda preferita delle casalinghe timorate di dio, ma ormai mi sembra che Picozzi e Lucarelli parlino di devianza sessuale e crimine seriale alle massaie sovra-eccitate. E senza turbative di rilievo.

Da un po scrivi per la coniglio editore in riviste di settore.Le uniche ad occuparsi di determinati temi in Italia.Considerazioni sull'esperienza?

AV fui contattato da Francesco Coniglio, che aveva letto il mio blog, nel 2005. Lo riteneva di qualche interesse. Bisogna considerare che la rivista Blue nei primissimi anni novanta era stata una vetrina privilegiata ed un laboratorio di incubazione per artisti devianti, erotici, radicali, ed era arrivata a vendere decine di migliaia di copie presentando al pubblico Miguel Angel Martin, Baldazzini, Scozzari, Eleuteri Serpieri, e via dicendo; poi però, come in tutte le cose, era subentrato un pauroso riflusso. Così Coniglio cercava materiali nuovi per tentare un rilancio - la mia collaborazione fondamentalmente nasce in un momento critico della rivista, in cui le vendite erano ormai colate a picco. I miei articoli hanno avuto così un riscontro ridottissimo, ed è tutto sommato un peccato perchè, a costo di peccare di superbia, posso dire che parlare su una rivista professionale e come tale reperibile in edicole e fumetterie di trasmissione dell'AIDS su base volontaria (e del relativo documentario The Gift), della power electronics, di Peter Sotos, dell'underground radicale francese, di Daikichi Amano, di Tsurisaki, non è stata esperienza con precedenti di rilievo in Italia. C'erano state diverse persone che lo avevano fatto, ma tutte all'interno della "scena" underground, mentre a me sarebbe piaciuto tentare di scompaginare le carte e di galleggiare tra dimensione underground e dimensione overground, proponendo roba pesante. Con Ritual, è più o meno lo stesso; ho il mio spazio che è tendenzialmente impermeabile rispetto al resto della rivista, nel senso che non ho contatti redazionali e non passo attraverso le procedure burocratiche di definizione della linea di un singolo numero. Mi limito a scrivere i miei pezzi e a spedirli, corredandoli con le immagini. Anche in questo caso i feedback sono pochissimi, ma non mi stupisce; probabilmente riceverei più posta se scrivessi di Marilyn Manson, di Blutengel e di Birthday Massacre. Anche se non penso proprio mi piacerebbe ricevere posta da chi apprezza i suddetti...

Da qualche anno si parla anche di un libro in uscita....


AV Un incubo, letteralmente. C'è un contratto firmato, precisamente nel dicembre 2006; immaginavo che se ti fanno firmare un contratto, demandando poi ad un editor il gravoso compito di starti dietro al fine di rieditare e riscrivere il libro, di renderne maggiormente omogenei certi passaggi, ciò avviene perchè c'è vero interesse alla pubblicazione. In realtà ho appreso che non sempre è vero, può avvenire anche per sport...facezie a parte, Halogen è passato attraverso ogni sorta di forca caudina; scissioni redazionali, la crisi finanziaria mondiale, il riflusso generale della casa editrice, queste almeno sono le giustificazioni che mi vengono addotte ogni volta che azzardo una qualche richiesta di informazioni. Diciamo poi, e questo l'ho detto a loro per primi, che la Coniglio non ha una vera linea editoriale; pubblica tutto, in un range compreso tra la fantasy di Erwin Howard e i manga giapponesi fino ai libri sui Pooh e passando per quelli di fumetti ed erotismo ! Questo nel mercato e nell'epoca della specializzazione e della settorializzazione non aiuta, anzi direi che è la strada privilegiata per andare zampe all'aria. E' un vero peccato, perchè quel libro ha diverse cose da dire; non è un libro facile, ma nemmeno una robaccia sensazionalistica, è ponderato, ben scritto (anche perchè c'è stato un lungo, doloroso, capilare processo di riscrittura assieme al mio editor), raccoglie materiali inediti e di assoluto interesse. Inizialmente poi avrebbero voluto pubblicarlo con un altro titolo, che a me non piaceva per niente; e se vai sul sito della Feltrinelli ne trovi traccia, "l'ultimo underground" - orrendo. Suona come un saggio del cazzo su qualche sfigatello radical chic col pallino dell'arte "trasgressiva"; e tutto questo perchè ritenevano che il titolo in inglese potesse essere un ostacolo. Naturalmente il fatto che una delle più vendute scrittrici italiane, Isabella Santacroce, scriva libri con titoli praticamente SOLO in inglese, vendendo comunque molto, doveva essere loro ignoto...Spero vivamente di trovare un altro editore. Halogen prima o poi vedrà la luce come libro.

Spesso la pornografia è presente nei tuoi scritti. Parliamone.


AV Se qualcosa Sade e Sotos mi hanno insegnato è che la riduzione della realtà a pornografia individuale è la forma più elevata, e pura, di gratificazione; ciò che scrivo è la mia personale pornografia. Come per Sotos, sui cui libri vedi campeggiare la dicitura "Peter Sotos' pornography" e che sta ad indicare non solo "pornografia creata da Peter Sotos" ma anche "Ciò che per Sotos riveste valenza pornografica" - direi che ogni mio singolo scritto, anche quelli in cui non parlo esplicitamente di pornografia, alla fin fine ha valenza pornografica. La riconduzione di ogni dinamica, relazionale, emotiva, sentimentale, sociale, ad un punto di non ritorno, ad un abisso di degrado, di sporcizia, di sessualità deviante mi fornisce lo spunto per interrogarmi su me stesso; e di parlare a me stesso. La vera buona pornografia ha a che fare con noi stessi, con la nostra anima, non con le evoluzioni sessuali di una starlette siliconata - se invece vogliamo parlare di ciò che comunemente si intende per pornografia, i film porno detto in soldoni, dipende; c'è poco che davvero mi interessi. Qualche serie, come Crack Whore Confessions, la Kinky Thai, Sweet Mook, Vio-lence, i primi episodi di Meatholes, GGG, i film delle giapponesi Dogma e Natural High, Genki Genki, qualche regista alla Khan Tusion, Simon Thaur, Rob Black, Marcelo Cross, Tohjiro,su tutti il mai troppo compianto Jamie Gillis, qualche imprevisto particolare come ad esempio un istintivo moto di disgusto; ma soprattutto le biografie di starlette sfortunate e finite male. Perchè le emozioni genuine sono importanti mentre generalmente un film porno è finto tanto quanto le tette delle pornostar che lo interpretano; ma se attendiamo pazientemente che i riflettori vengano spenti e i sorrisi spermatici nettati e riposti nel metaforico cassetto delle buone intenzioni, possiamo trovare di tanto in tanto qualche gratificante naufragio esistenziale. Brooke Ashley e l'AIDS, Annabel Chong e le sue sconfortanti storie di droga lagnante automutilazione e stupri di gruppo, Savanh la depressione e il suicidio, la morte di Moana, Natel King - questa è buona pornografia. I loro film invece sono irrilevanti. Ho scritto tempo addietro una recensione, sarcasticamente critica, del libro autobiografico di Lasse Braun, "Senza Tregua"; la sua visione ecumenica e hippie della pornografia è per me francamente fuori luogo. E ipocrita.

Hai collaborato alla stesura di "omicida e artista" .Un lavoro sul rapporto tra serial killer e produzione artistica.I serial killer sono delle figure da te spesso raccontate e analizzate.che puoi dire a riguardo?


AV un altro libro sfortunato. L'unica cosa positiva è che sia stato pubblicato. Ma dietro c'è una storia abbastanza incresciosa -diciamo che "collaborato" è estremamente riduttivo, visto che una buona percentuale del libro l'ho scritta io e praticamente tutti i materiali visivi e grafici li ha forniti sempre il sottoscritto. Per anni non ho più saputo nulla del destino del libro, fino a quando con estremo ritardo "l'autore" mi ha contattato dicendomi che finalmente il testo aveva visto la luce (ma aveva in realtà visto la luce un anno prima!) e che, guarda caso, era interessato a sfruttare i miei canali underground per distribuirlo e farlo conoscere...ho sfanculato senza particolari rimorsi, troncando ogni contatto. Il mio nome che doveva starsene pacioso sulla copertina come co-autore era retrocesso alla copertina interna, degradto al rango di "collaboratore"; inoltre mai visto il becco di un centesimo. Anzi, mai visto il becco di nulla; l'unica cosa che ho rimediato è stata una copia (!) del libro...un affarone. I Serial killer mi sono sempre interessati e mi hanno sempre affascinato, da prima che diventassero assieme al bricolage uno dei passatempi più diffusi tra le famiglie italiane e prima che Massimo Picozzi divenisse popolare quasi quanto Padre Pio. Ho speso gran parte della mia maldestra adolescenza a corrispondere con assassini e psicopatici vari, accumulando indirizzi di carceri vari, in una sorta di morbosa caccia al tesoro planetaria; fondamentalmente i serial killer, per quel che ho potuto constatare io, sono interessanti per quel che hanno fatto, ma raramente hanno lati interessanti come persone. Spesso sono queruli, banali e lagnosi - protestano vibratamente la loro innocenza, si dicono vittime di complotti oppure tentano giochini di controllo mentale che non attecchirebbero nemmeno su un dodicenne di Detroit. Capisco perfettamente perchè Sotos si sia sempre recisamente rifiutato di corrisponderci...meglio conservarne una immagine dignitosa. Ad ogni modo, vale il discorso che facevo sulla pornografia; scrivo di gesta di serial killer tentando di metabolizzarne la valenza sadica, ne altero i profili e li riduco a materiale pornografico che abbia potere nella mia prospettiva. Non scrivo true crime nè criminologia; non me ne potrebbe fregare di meno di "capire". Naturalmente alcuni serial killer hanno anche un lato umano affascinante; Peter Kurten, Ted Bundy, su tutti. Ian Brady relativamente; fino alla querelle con Sotos, ne avevo una qualche stima. Dopo si è comportato come un bambino a cui abbiano rubato la marmellata...

Come consideri l'uomo moderno?

AV L'uomo è per sua natura confuso. Ha impiegato gran parte della sua energia, storicamente, per trincerarsi dietro comode e confortevoli balle (quelle che Hegel e Marx definivano sovrastrutture, le Uberbau) soltanto per negare la sua vera natura, che è bestiale e legata ad istinti primordiali e naturali. Questa confusione, di matrice ipocrita, è esponenzialmente aumentata col passare del tempo, quindi l'uomo moderno è molto più confuso e ipocrita dei suoi predecessori - un autorevole studioso delle religioni come Eliade non ha potuto far altro che constatare come la nascita del momento religioso, e del rito, altro non siano se non dei tentativi di diminuire la paura dell'infinito che assilla l'uomo sin dalla notte dei tempi. Viviamo in un mondo in cui da un lato si predicano amore, pace, fratellanza e poi dall'altro ci si masturba nel confortevole tepore di casa guardando in tv il plastico di Cogne o l'ennesima inquadratura (cronachisticamente inutile) di casa Scazzi -siamo al cortocircuito pornografico dell'informazione, che personalmente trovo eccitante; stordente alternanza di gossip e cronaca nera. A ritmo impazzito. Quando c'è un incidente stradale grave, e magari capita di vedere sul selciato un cadavere sporco di sangue, gli automobilisti creano mostruosi ingorghi intasando la strada proprio per dare una sbirciatina allo "spettacolo"; è catartico, ma è anche un comportamento dalle connotazioni schiettamente metasessuali, perchè si costringe la mente a confrontarsi con gli istinti più bassi e viscerali del nostro animo. Non è un caso che la pornografia trovi una veloce espansione proprio nei teatri geografici a più alto tasso di esposizione alla morte e alla violenza; c'è il caso divenuto celebre del sito porno "Nowthatsfuckedup" (che combinava scenari di guerra, esercito americano, soldatesse nude e veri cadaveri di talebani e/o di civili afghani o irakeni; sulla vicenda c'è il libro "Fucked Up" edito da BUR), o le bancarelle traboccanti di porno che si trovano per le strade di Baghdad (dove praticamente manca ogni servizio sociale elementare...ma non la pornografia, grazie alla democrazia esportata in punta di missili) come nella vicenda di Ammar Jamal raccontata da Associated Press. In Tailandia, subito dopo la Tsunami, nei mercatini venivano vendute polaroid raffiguranti i cadaveri marcescenti a pelo d'acqua...Quindi, se uno sa guardarsi intorno, sa cercare e sa cosa fare dei materiali raccolti, direi che le molteplici contraddizioni dell'uomo moderno possono essere gratificanti e funzionali.

Che senso ha oggi la parola "estremo"?

AV Nessuno. E' divenuta una caratterizzazione meramente descrittiva, di natura merceologica; si dice "arte estrema", "musica estrema","pornografia estrema" e la gente sa subito, più o meno, individuare un preciso settore di prodotti. Black metal, grindcore, industrial, Chris Ofili, i fratelli Chapman, Cattelan, lo shitting, il sadomaso, l'animal sex: sono prodotti "estremi" ma pur sempre prodotti. Pensati e realizzati per nicchie di mercato, e per il palato specifico di persone interessate. Come per la trasgressione, anche l'estremo è ad oggi un mantra di facile autoconvincimento; ci si ripete mille volte di essere estremi (o trasgressivi), perchè si ha paura di non esserlo nemmeno un pò. Il sadomasochista del sabato sera, annoiato, frustrato, ha bisogno di dirsi estremo per evadere dal nullificante grigiore della sua esistenza, ma rimane pur sempre una piccola insignificante merda. Il situazionista belga Vaneigem scriveva giustamente "trasgredire i tabù così comanda il progresso economico" - ed è molto triste dovergli dare ragione, triste vedersi davanti queste ciccione redente domine e questi intellettuali falliti con la fissa della concettuologia applicata alle flatulenze. Non bisognerebbe perdere tempo dietro alle definizioni; l'importante è fare quel che si vuole fare, ciò che ci fa godere, che ci conferisce benessere. Che in concreto sia raccogliere margherite o scrivere di violenza sessuale estrema. Semplicemente, ad ognuno il suo.

Guardandoti attorno oggi,cosa trovi di stimolante?

AV Come dicevo, rispondendo alla domanda sull'uomo moderno e a quella sulle influenze, ci sono moltissime cose stimolanti ed intriganti al giorno d'oggi. La morbosità giornalistica nel seguire dettagliatamente ogni truculenta e sessualmente esplicita vicenda di cronaca nera, ad esempio. In criminologia si definisce overkilling l'accanimento post-mortem del killer, quando cioè continua ad infliggere colpi e ferite pur dopo la morte della vittima...noi stiamo sperimentando lo stesso con la stampa e coi media in generale; parliamoci chiaro, quale valenza informativa può mai avere far sapere alla famigerata casalinga di Voghera che Sarah piangeva mentre zio e cugina la strozzavano ? Oppure, quale serietà può mai avere una Barbara d'Urso che alterna nella stessa ora ogni dettaglio sanguinolento del delitto di Avetrana con le rivelazioni sulla vita sentimentale di Belen Rodriguez ? La gente che fa la fila per sedersi in aula di tribunale, per seguire la vicenda di Erba, o che scatta foto alla casa di Michele Misseri o che va in pellegrinaggio a Cogne sarà pronta, quando messa davanti alla piena comprensione di ciò che sta facendo, ad addurre ogni genere di scusa idiota; allora troverai chi studia giurisprudenza e vuole seguire un processo (come se la cosa davvero servisse per superare l'esame di procedura penale...), chi per "puro caso" ma guarda tu passava di lì, chi va per pregare e dire una parola di conforto per la sfortunata vittima di turno. Questi imbecilli dovrebbero avere il coraggio di dire la verità; ammettere, a loro stessi e alle telecamere, che provano godimento e piacere a rimestare nel torbido di questi delitti. In un vecchio numero di True Crime, i libri da edicola Mondadori specificamente dedicati al delitto seriale, curati dall'ineffabile Massimo Picozzi, c'era una lettera di una casalinga, lettera che ho riutilizzato per il mio libro, in cui la donna elabora in combinato con Picozzi un puro capolavoro di ipocrisia dicendo di essere spaventata dal suo interesse per i delitti violenti, al che Picozzi risponde, da par suo, che non c'è morbosità a comprare quei libri ma solo voglia di...capire. Naturalmente dare del morboso ad un proprio potenziale acquirente e cliente sarebbe stata una scelta errata di marketing - curiosamente lo stesso Picozzi, quando c'è stato l'arresto di Luca Bianchini lo stupratore seriale di Roma (sul cui comodino faceva bella mostra un libro di Picozzi...) non ha perso tempo ad organizzarsi una conferenza stampa. Naturalmente solo per far "capire" al pubblico...

Concludi tu.

AV La morte non attende in silenzio. Mai.


http://andreavenanzoni.blogspot.com/

domenica 17 ottobre 2010

GovNoed Revue



Dalle produzioni Vans LaFurka Videomalattie, che come si intuisce seguo da un pò con ammirata attenzione,emerge una interessante novità.
GovNoed Revue:Una pubblicazione cartacea periodica a scadenza trimestrale.
Nel numero 1 contiene 10 foto stampate su fujicolor crystal archieve paper supreme 9x13 confezionate in bustine sigillate, special edition pack ed edizione limitata a 49 copie numerate.
Qualcosa che sa di passato questa GovNoed Revue.Handmade,mail art e alta qualità sono le coordinate che orientano GovNoed Revue.Un prodotto per pochi.Un prodotto che si inserisce nell'ambito delle attività artistiche sotterranee fatte di fanzine e di immagini estreme.
E' l'oggetto fisico concreto partorito dalle visioni oscure di VLF.Scatti di lucida esplorazione artistico-sessuale attraverso il diaframma della macchina fotografica.E come sempre dimenticate l'amatorialità fallimentare.
Questa è fotografia vera.Lavoro vero.Coraggio vero.Carne vera.Arte vera.

Per ogni informazione a riguardo:
vlf_video@libero.it
http://vlfvideo.blogspot.com/

mercoledì 28 luglio 2010

AN EXPERIMENT IN SHIT


Vans LaFUrka Videomalattie partorisce AN EXPERIMENT IN SHIT.
AN EXPERIMENT IN SHIT è pornografia che fa paura.E gia forse ho detto qualcosa di sbagliato.Perchè pornografia è un termine scorretto.
AN EXPERIMENT IN SHIT è un viaggio morboso in un paesaggio domestico misterioso e popolato da incubi bagnati.
Lo si guarda comprendosi gli occhi,ma sbirciando tra le dita,come si fa con i film dell'orrore,ma qui a fare paura è l'erotica pulsione che sgorga dal profondo.
E' il corpo il centro delle ossessioni di VLF.
Il corpo esibito,indagato,toccato,penetrato,torturato,legato.Il corpo fonte perversa di stupore e di mistero sessuale da indagare.
Inquietante fin dalle prime immagini AN EXPERIMENT IN SHIT è eccitazione e tensione che si accompagnano per tutta la durata del lungo esperimento visivo.
Un esperimento che si svolge tra i corridoi sporchi della carne usata ed abusata,che si sviluppa attraverso brevi flash deliranti,ossessivi primi piani di penetrazioni,dilatazioni anali,pelle,lingue,maschere,teschi e piercing genitali.
Un erotismo lontano anni luce dalle fantasie medie imperanti,e un rapporto con la regia e la tecnica assolutamente sperimentale ed analogico.Si perchè qui si tratta di vero amore per l'immagine.Non aspettatevi bassa qualità amatoriale,ma vero professionismo ricercato.Perche VFL è sopratutto videoarte.
Macabre ambientazioni di rituali esoterici abbandonati a se stessi,appartamenti vuoti e malattia.
Carne,sangue e merda per un ora di esperimento visivo analogico che merita davvero la visione.

An Experiment In Shit

format: DVD

total running time: 60 min

feat: C.M.Sveva
Marco Malattia
AS
M.lle T
Cumina Scissors

camera: Lorenzo Arioni
Marco Malattia

suoni & microfoni: I.M.d.P.

diretto & montato: Marco Malattia

release date: 07 / 2010

info: vlf_video@libero.it

giovedì 3 giugno 2010

Alessandro Canassa Vigliani

L'Italia fortunatamente non è solo letteratura adolescenziale e libretti di calciatori, comici e casi umani. Fortunatamente c'e ancora voglia di scrivere qualcosa che sia una ricerca, una testimonianza.
Qui affrontiamo Alessandro Canassa Vigliani, uno scrittore emergente ma, nonostante l'età, con una lunga storia di vita alle sue spalle.Uno scritto indipendente, in tutti i sensi possibili.
Ecco l'intervista


Chi è Alessandro Canassa Vigliani e da dove/cosa viene?

. Alessandro Canassa Vigliani viene da tanti posti e tante esperienze diverse, ma di sicuro arriva come si direbbe in taluni ambienti 'dal basso'. Perché è cresciuto in strada. Tant'è che Canassa Vigliani, è nome nobile di strada. Il primo è un soprannome nato in un bar, il secondo è il cognome reale.

Come sei arrivato alla letteratura?

. Diciamo che è la letteratura che è venuta da me. Ha bussato, è entrata e si è accomodata. Avevo sette anni. Da lì, con alcune pause dovute a scelte che mi hanno portato via dalle mie passioni, posso dire di non aver mai smesso. Poi letteratura a parte nel 2009, l'anno scorso, ho incontrato un primo editore disposto a pubblicarmi. Spero un giorno di poter ringraziare qualcuno di avermi letto quando non lo faceva nessuno.

Parliamo del tuo stile. Come descriveresti la tua scrittura? cosa nascondono le tue storie.?

. Uno stile scarno. Quasi privo di emozioni. Le ambientazioni delle mie storie sono sempre comunque fredde, così come i dialoghi spesso glaciali. Ho uno stile volutamente privo di punti esclamativi per intenderci. Le mie storie nascondono simbolismi, messaggi, è più importante leggere tra le righe che non nella storia stessa. Cerco sempre di inquietare il lettore. Nel caso di "Virus", è un'operazione che parte già dalla copertina, opera di Gyzerouno.

IL VERSO DELLA MILITANZA è la tua prima raccolta di poesie uscita nel 2009 per Lupo Edizioni. Parliamone un pò..

. "Il verso della militanza" è una silloge di poesie nata dalla collaborazione con Massimiliano Mazzanti capo editore della Lupo Edizioni. Il titolo della raccolta, però, svia di molto quello che è il senso delle poesie che la compongono. Non è la politica il fulcro della silloge, ma la vita come militanza. Da lì il titolo.


VIRUS e' il tuo nuovo romanzo uscito per la PULP EDIZIONI. Di che si tratta?

. Virus è una critica feroce alla televisione odierna ma nel mio stile. Il protagonista, imprenditore della televisione, si ritrova ostaggio di una donna in una stanza. Quattro mura, come i quattro lati della televisione. Davanti a lui una tivù e le immagini della sua vita. Da lì, tutta la storia che, come già detto, è importante leggere anche tra le righe, partendo proprio dalla copertina.

Quanto c'è della tua vita e delle tue esperienze nella tua scrittura?

. Per forza di cose c'è molto. Ma non delle mie esperienze, piuttosto dei miei gusti, delle mie scelte, ciò che scrivo è intriso della mia critica verso la società odierna.

Qualche considerazione sulla situazione delle editoria in Italia?

. Siamo l'unico paese che ha più scrittori che lettori e questo è "merito" soprattutto delle cosiddette case editrici a pagamento. Basta pagare e ti ritrovi il tuo bel libro da "regalare" ad amici e parenti o da vendere in libreria. In più, ormai, si tende a tradurre più che a valorizzare gli autori nostrani. E quando parlo di autori, parlo di scrittori, non di personaggi televisivi prestati alla scrittura. Ormai basta andare in televisione per diventare autori di best seller.

Progetti futuri?

. "Virus" ha visto la luce da cinque giorni, il progetto futuro più imminente è quello di farmi conoscere. Sono pur sempre un esordiente e deve essere questa la priorità. Poi verrà il resto.

Concludi come vuoi

.Ti ringrazio per lo spazio concessomi e ringrazio coloro i quali hanno già acquistato e acquisteranno "Virus".

http://www.canassacafe.blogspot.com/

martedì 1 giugno 2010

Vanslafurka Videomalattie

Parlando di videoarte si rischia spesso di incontrare banalita sconfortanti e pesante retorica in eterne imitazioni della più solenni videoesplorazioni a cui ci siamo abituati negli anni.
Vanslafurka Videomalattie è una produzione di carnali, oscure e curiose videoricerche artistiche di matrice decadentemente pornografica.
Nessun languore erotico ma una vera dura calata all'inferno delle pulsioni più nascoste.
Ecco l'intervista alla mente del progetto.


1 Parliamo un di queste Videomalattie. La nascita e la formazione del progetto.
_all' inizio c'era R.U.videofatture, la sub label dedicata alle realizzazioni video della mia etichetta Rarefazioni Uterine, che pubblicò materiale harsh noise/industrial dal 1999 al 2003.E' ovvio dire che i primi approcci col video furono quasi esclusivamente diretti verso la realizzazione di videoclip e documentazioni di eventi relativi al mondo industrial.dal 2001 la produzione di R.U. si estese ai cortometraggi, dove incominciarono le prime esplorazioni verso la carne e le interazioni ad essa connesse.partecipai 2 volte al Festival del cinema trash di Torino e al F.I.C.A. con discreti risultati.nel 2003 R.U.tirò le cuoia, e le successe VLF, dove le estetiche accennate nei precedenti lavori vennero approndite e perfezionate, adesso VLF è una casa di produzione visiva indipendente che raccoglie tutte le mie realizzazioni video e fotografiche, ha una concezione di pornografia apto-convulsa decisamente originale e non in linea con la concezione di erotismo adesso tanto di moda tra le nuove generazioni.con 2 dvd all'attivo e il terzo di imminente uscita, VLF rappresenta al meglio il mio stato di decadenza, lavoro per rendere reali le mie fantasie mentre la realtà in cui vivo affonda nel fango.

2 Il tuo progetto verte principalmente attorno a pornografia e decadenza estetica. corretto?
_esatto, una pornografia personale e, quasi, intimistica dove un'estetica decisamente inusuale viene presa a modello ed elaborata secondo la mia visione,

3 Quali sono le principali influenze video ed estetiche?
_non saprei, in vita mia ho guardato e riguardato una mole di materiale video pressochè infinita, direi che più delle visioni/estetiche mi influenzano le attitudini, i gesti, i gusti, le preferenze che io stesso mi accorgo di avere giorno per giorno.


4 Cos'e per te il corpo,aldila' del lato strettamente e visivamente pornografico della tua ricerca?
_il corpo fà parte della meccanica che garantisce il coefficiente di insoddisfazione che dilania la mia esistenza, più prosaicamente è un veicolo di malattia e disagio, solo dopo è anche uno strumento per trarre piacere.


5 C'e anche un sottile aspetto religioso in Videomalattie...
_l'uso di determinate simbologie non è legato a nessun aspetto religioso/mistico, parte da un'esigenza meramente estetica, le speculazioni su "dio" o chi per esso le lascio agli altri miei progetti...in V>L>F Videomalattie si celebra la (mia) carne e nient'altro.

6 cos'e l'estremismo esistenziale?
_è la chiave di lettura di tutti i lavori firmati V>L>F, il nome del progetto è già una chiara dimostrazione d'intenti (vans la furka = vai alla forca), è il non rendere conto a nessuno, è il fare quello che si Vuole (considerando il termine nella sua accezione più ampia e con tutte le stratificazioni del concetto di Volontà), è il non aderire a nessun parametro estetico, di linguaggio, di bon ton.

7 Parlando di videoarte oggi cosa c'e da dire?
_da anni non seguo attivamente l'ambiente, sono rimasto fermo ad un decennio fà.

8 Dove intendi arrivare e cosa vuoi comunicare con i tuoi lavori?
_non c'è una precisa volontà comunicativa nelle Videomalattie, nè tantomeno un traguardo da raggiungere, l'unico motivo dell'esistenza di questo progetto e che vi realizzo delle cose solo perchè queste cose vanno realizzate, faccio le cose che piacciono a me in linea di massima, a volte queste incontrano i gusti di altri individui, a volte no.tutto più o meno si riduce a questo.

9 gli attori che partecipano ai tuoi video? sono parte integrante del progetto?come nasce il rapporto tra loro e le videomalattie?
_i rapporti con i performer del mio videocirco nascono da una reciproco interesse artistico/personale.loro stimano il mio modo di lavorare, io condivido la loro attitudine.tutto poi si evolve in maniera naturale e decisamente appagante per entrambi.per scelta non lavoro con professioniste/i, preferisco di gran lunga una ragazza che capisce e condivide l'estetica e il mezzo ad una professionista che vede il suo impegno con me come uno dei tanti.Diventano parte del progetto in quanto sono la carne con la quale tutto il progetto interagisce.

10 concludi come vuoi tu
_siamo carne di satana!finito!


http://www.vlfvideo.blogspot.com/

venerdì 14 maggio 2010

NICOLA VINCIGUERRA

Perlustrando il sottobosco dell'arte sotterranea Italiana ci si imbatte spesso in personaggi bizzarri, ma Nicola Vinciguerra rischia di avere il primato della particolarità. Quando ci hai a che fare non capisci mai se "ci è o ci fa". Ci vuole un pò per capire che è in tutto e per tutto quello che appare. Edonista, istintivo, naif, caotico. Sembra uscito da un film degli anni 80, reduce da una festa distruttiva perenne. La sua ricerca artistica percorre gli stessi istinti eternamente cinematografici e pornografici. Ma non ci si faccia ingannare. L'assenza totale di sovrastrutture e di moralità rende Nicola Vinciguerra un artista pulito e limpido come pochi.

www.nicolavinciguerra.com

Precisiamo subito che l'intervista contiene materiale che potrebbe anche risultare offensivo, ma prendetela con il sorriso, come una commedia hot americana degli anni 80.


1 Cominciamo parlando un po di te, la tua formazione, la tua vita...

Sono nato nel 1984 e continuo ad acquisire cromosomi da allora .
Ho frequentato un liceo artistico dove ho imparato ad essere stupido ,
e una scuola di fumetti dove ho imparato a usare pennello e china .
Pur osservando ogni giorno le mie erezioni , non imparo mai niente di nuovo .

2 Influenze principali?

Il mio cazzo , scotch , gin & tonic , tè verde , l'odore dei piedi
sporchi nei calzini , il buco del culo , il cane , le mutande sporche
, la carne , i morti , l'Italia , l'amicizia , il cervello vuoto , i
soldi , le poltrone e i letti , la gioventù .


3 Le tue illustrazioni hanno una comune tematica di fondo: la
perversione.Vuoi parlarne?

Se è così non lo faccio apposta , semplicemente disegno ciò che mi
piace e mi stuzzica il glande .
Ogni volta mescolo sperma e china , così il foglio capisce che gli voglio bene .
Comunque "perversione" sembra qualcosa di sbagliato e orribile , va
benissimo così .



4 La tua filosofia di vita?

Dormire molto , e da sveglio finire più Castlevania (un videogame n.d.r) che posso .



5 Il tuo stile si accoda ad un mondo sotterraneo artistico che vede la
propria manifestazione attraverso fanzine e riviste specializzate. La
tua esperienza a riguardo?

Beh penso che sia inevitabile , d'altra parte chi altro si prenderebbe
queste schifezze se non qualche fanzine di appassionati ?
Ho pubblicato fumetti e disegni su Lamette , Exoteric Zine , Timeless
, e mi sono autopubblicato un po' di cose .
Appena riesco , farò una raccolta delle mie illustrazioni a tematica
canina e forse anche delle varie copertine di dischi che ho fatto
negli ultimi anni .



6 Chi ti conosce sa che l'aspetto visuale e' solo un lato della tua
espressione. Dall'altro c'e quello musicale. Ne vuoi parlare un po?

Mi piace moltissimo fare casino . Ho diversi progetti noise e power
electronics ; i principali sono Splinter Vs Stalin , Fecalove e
l'etichetta Turgid Animal .
E' la stessa cosa che per i disegni , anche fare questo mi titilla il
pisellino e non posso proprio farne a meno !


7 concludi come vuoi tu

Se qualcuno , gentilissimo , volesse pagarmi le vacanze a Okinawa io
accetto più che volentieri - fatevi vivi :
gurkeroboter(at)gmail(dot)com

martedì 27 aprile 2010

Gyula Noesy



Quando si parla di body art si pensa di avere gia in mente un pugno di concetti e di immagini che racchiudono in pochi flash tutta la storia di questo tipo di comunicazione visiva e concettuale.Si è quasi abituati al sangue e al martirio degli azionisti viennesi, all'espressivita di Vito Acconci o alle manipolazioni di Orlan.
Però vi assicuro che,nonostante questa dose di immunità e disincanto imbattersi in Gyula Noesy è una esperienza forte e in qualche modo nuova.
Per la prima volta l'espressione e l'uso del corpo viene calata nel mondo e nella vita senza tentativi di sacralizzazione forzata o di ricerca celebrale ma semplicemente con puro scopo carnale.Un corpo che gioca, che si scontra che viaggia nel mondo e che ne subisce le forze.Per la prima volta il corpo ritrova la sua vera motivazione dell'esserci nel suo sfruttarsi e nel suo sentirsi.
Qui di seguito alcune immagini e una intervista.
Questo il sito internet ufficiale WWW.NATATOR.ORG

1. Cominciamo parlando un po di te. Chi sei, da dove vieni, la tua formazione...

Sono un turista. Sono quel che faccio. Faccio un giro ("tour") del mondo nel quale sono nato, prima di dissolvermi trasformato in nuove strutture che non saranno me. Un giro rapido... accontentandomi, pur essendone frustrato, dei luoghi/delle esperienze che mi appaiono come essenziali, cosciente della finitudine del mio tempo (vivo assieme alla prospettiva della mia morte sin da l'età di undici anni).

Vengo dai Testimoni di Geova. Battezzato di mia volontà. Per via del grande disprezzo provato nei confronti dei miei simili, per via delle illustrazioni delle riviste "Torre di Guardia" e "Svegliatevi" nelle quali vedevo campanili cascare addosso a donne e bambini, vecchietti sprofondare in precipizi improvvisamente aperti da Geova ad Armaghedon. E per — io — gioire della vita eterna.

La mia formazione è in corso. La mia forma evolve di continuo. Ma considerando la domanda da un punto di vista triviale, la risposta è graphic designer.


2. La tua produzione artistica comprende anche opere pittoriche. Ne vuoi parlare?

Questo mese di maggio 2010 dipingo tutto ciò che ho da dipingere e poi, a parte se una delle gallerie che contatterò questo fine estate mi proporrà di esporre, riprenderò il discorso solo tra una ventina di anni, quando il mio corpo non mi potrà più portare come mi porta ora. Poiché questo non è il momento per dipingere: ci sono attività che posso avere soltanto ora. A ottant'anni potrò ancora imbrattare, adesso devo sfruttare il mio corpo possente. In quanto ai dipinti stessi, m'importa tracciare senza il minimo rispetto. Non si può arrivare a nulla stimando chi ci ha preceduti e gli utensili che abbiamo in mano. Ogni cosa deve essere aggredita. Non dipingo per rappresentare ma per presentare un'attitudine.

3. Da dove nasce la tua ossessione per il corpo? E cos'è il corpo per te?

Nasce quando a vent'anni, dando le mie dimissioni ai Testimoni di Geova, mi impossessai finalmente del mio culo. Durante tutta la mia infanzia poi la mia adolescenza, vissi considerando il corpo un imbarazzante coinquilino da ignorare. Così, quando divenni mio, già dopo un mese ero cantante per una band di punk hardcore e subito al primo concerto, feci uscire sangue ad un tizio nel pubblico. Non ero affatto cambiato, solo che avevo detto "sì" a me stesso. E il corpo mi rimanne — e mi rimane — primordiale perché chi cerca la radicalità non se ne può allontanare. Per andare verso cosa? Sono sì ossessionato dal corpo per esserne stato cosi a lungo privato (dal mio, dai vostri), ma anche perché è la radice. Chi si occupa di altro si disperde.

Non abbiamo un corpo, ma siamo corpi. Non siamo anime contenute, i nostri corpi non sono ne appartamenti ne coinquilini. E i pensieri sono secrezioni dei nostri viscidi cervelli come la bile è secreta dal nostro fegato.


4. Personalmente ho trovato le tue performance pubbliche decisamente forti e aggressive. Un mood particolarmente punk se vogliamo. Vuoi parlare un pò di questa ricerca di confronto?

Andando al sodo, confrontarsi con un corpo significa o lottarci, o scoparci. Quando mi vedo gente intorno, immobile, come nel metrò, per l'opening di una mostra, facendo la fila alla cassa di un supermercato o in una sala concerto, mi sento accendere da una folle eccitazione che mi elettrizza le membra facendomi a volte sudare dal dolor di dover contenermi. È soltanto scendendo da un palco che mi autorizzo a dare un mezzo sfogo alle mie voglie; e se questo pubblico che ho di fronte reagisce con altrettanta violenza, per me va bene, non me ne scandalizzo. Durante la tournée con Jean-Louis Costes ("The Holy Virgin Cult Tour") che nel 2003 mi portò a dar fuoco ai miei peli pubici su circa settanta scene, mi capitò per esempio a Los Angeles di ritrovarmi a leccare la fica di una ragazza del pubblico senza nemmeno averla prima guardata in faccia; o, a Parigi, di baciare uno spettatore a caso, spingendo con la lingua nella sua bocca i vomiti dei miei due compagni, precedentemente recepiti da me in bocca, ma anche nel naso e negli occhi — non è tanto facile far prova di precisione travasando a cascata. E quando la gente disgustata scaglia contro di me sedie e bottiglie, io l'accetto. Quando tale ragazza di Chicago si strofinò la vulva contro la mia coscia, mi andò altrettanto bene. Ma c'è un limite: farmi spaccare il naso è divertente (perché fà sangue ma non diminuisce le capacità del mio corpo), perdere un occhio non mi và (se mi facessero — o tentassero — qualcosa che potesse mettere in pericolo la mia salute, allora picchierei, ma non è affatto mia intenzione fare a botte). Io stesso mi controllo: non mi permetto ciò che vorrei davvero fare. Mi limito a maneggiare corpi. Senza prima passare da tutto un protocollo. Cioè desacralizzando. Vorrei fosse tanto più semplice toccarci.

5. Il viaggio sembra essere una parte fondamentale della tua ricerca umano-artistica. Fin dove ti sei spinto?

Fino ad intrapprendere un'escursione che pensavo mi sarebbe stata mortale. Non portai con me mezzi di telecommunicazione apposta per non poter in nessun caso chiamare soccorsi. Nel treno che mi portava a Mosca, mi sentii cosi terrorizzato e convinto di dover morire in questa avventura, che piansi nelle braccia di una sedicienne. Partii da Petropavlovsk sulla penisola della Kamchatka (Siberia estrem'orientale), persi 21 chili in 27 giorni. Dovetti mangiare erbe amare, formiche e vermi per far funzionare il mio stomaco un minimo. Appena tornato in città, mangai cosi tanto e soprattutto cosi bruscamente che quasi mi uccisi (presi 10 chili in 5 giorni) come successe a tanta gente appena scarcerata dai campi di concentramento. Ma l'apice di questo viaggio fù quando bloccato dalla congiunzione di due larghi torrenti, dovetti scegliere tra rimanere lì morendo di sicuro entro un mese, o provare ad attraversare nuotando con un braccio nella corrente gelida e irrequieta morendo probabilmente nei prossimi minuti.



6. Che importanza ha la lotta e la violenza nella tua ricerca?

Questa importanza è alta.

La violenza è amore (solo chi ama può fare la guerra). La mia tanta violenza è dovuta al mio tanto amore della vita. Per raffreddarmi, vado in un club di Berlino dove insegnano mixed martial arts e mi confronto con gente più forte di me. Sono apprezzato per la mia combattività. Un anno fà ho perso la capacità di cantare negli acuti per via di uno strangolamento prolongato subito per non aver voluto darla vinta tanto facilmente al maciste dietro di me. Con il sesso, la lotta è a l'origine di ogni iniziativa umana. Vivere significa fare (e farsi) violenza. Chi non lo accetta scompare.

7. Fino a dove ti vuoi spingere?

Ci sono cose che non si possono fare se prima se ne parla.

8. Cosa stai preparando ora?

A giugno 2011 torno in Amazzonia con — questa volta — un biglietto di semplice andata. Là mi comprerò una piroga, un fucile ed una pistola, e partendo da Rurrenabaque (Bolivia) o Iquitos (Perù), mi inoltrerò nel bacino senza obbiettivo altro che quello di fare pienamente l'esperienza della giungla. E visto che forse laggiù morirò, prima di partire mi tiene a cuore di finir di correggere le 2000 pagine del mio libro, visto che è la migliore cosa che abbia mai fatto e che mai farò. Vorrei che questo testo mi sopravvivesse.

9. Concludi come vuoi tu.

Cerco corpi moralmente decadenti per foto e video nel mio atelier di Berlino a partire dal prossimo mese di luglio. Proponetevi a me scrivendo qui: gn@natator.org

martedì 20 aprile 2010

mercoledì 14 aprile 2010

IDENTITA'

18 Aprile
ore 11

Nuova esposizione targata Contempo.
Una collettiva molto varia,tra pittura installazioni e video.
Espongono

Andrea Zelio - Antonio Martin - Renzo Cevro-Vuckovic - Adriano Nadalin - Elena Visotto - Italo Geromin -Claudio Pascutto - Moreno Fortunato - Paolo Fiorindo - Sandro Pellarin e Silvia Lepore.

Tutto questo nella sala consigliare del municipio di San Stino di Livenza (VE)
Profondo nord-est,per una settimana.Orario apertura 17:00-20:00
Seguiranno foto e commenti.

martedì 13 aprile 2010

Contemporaneo




Contempo non ha una precisa definizione.
Non è una associazione culturale, non è una galleria, non è una rivista.
Contempo nasce dall'incontro tra Federico Franzin e Antonio Martin.Nasce dalla volontà di tastare il polso alle tensioni artistiche che vibrano nel grigio nord-est.
Contempo è una sigla semplice con sei anni di vita alle spalle,e una serie di esposizioni organizzate.
Questo blog nasce da una nuova volonta' di guardare oltre i confini del territorio al quale Contempo e' senza dubbio legata, per saldare legami nuovi, sentire nuove vibrazioni, e cogliere nuove visioni.
Come un piccolo osservatorio situato nel profondo nord-est Contempo continua la propria attività incessantemente...