sabato 23 ottobre 2010

Andrea Venanzoni





Qui si parla di un guru.
Un personaggio che da anni sfida le logiche intrinseche del politically correct,della morale comune e della letteratura stessa.Da anni Andrea Venanzoni è una specie di osservatorio vivente,posto in ogni sottosuolo brulicante di vite al limite,in ogni corridoio di metropolitana dove si vive la paura della notte.In ogni scenario dove trasudino le pulsioni piu oscure dell'essere umano.
Da anni diffonde i suoi scritti,le sue recensioni di film e libri dimenticati o volutamente nascosti,le sue idee e visioni gelide sull'umanità ed il degrado morale che ad essa si accompagna.
La parola a lui.

Diciamo qualcosa sulla vita di Halogen. La lunga storia del tuo progetto,da fanzine a blog,che poi è un po anche la tua storia.


AV: Nel 1995, qualche mese prima di diplomarmi ho avuto modo di frequentare un corso di scrittura creativa organizzato dal liceo in cui ero iscritto, corso tenuto dal poeta Elio Pecora, amico collaboratore e sodale di Pierpaolo Pasolini e di Dario Bellezza. All'epoca sperimentavo parecchio con la scrittura e spaziavo voracemente dall'horror di stampo classico a quello lovecraftiano passando per raccontini di taglio neorealista letteralmente infarciti di scenari di degrado; visto che generalmente i miei scritti ottenevano ottimi responsi, sia dall'insegnante sia dal resto della classe, pensai che non sarebbe stato male lasciare da parte le noiose fanzine di metal estremo e hardcore a cui ogni tanto prestavo la penna per focalizzare esclusivamente i miei sforzi creativi su un "prodotto" autoreferenziale. Tra l'altro Pecora nei ritagli di tempo mi descriveva con dovizia di particolari la vita di Pasolini e di Bellezza, i loro tormenti, la loro caccia sessuale, i progetti, le frustrazioni, i trionfi e i fallimenti; sono sempre stato attratto dalle biografie marginali, disperate, crudamente ancorate ad un canone di annichilimento. Così iniziai a pensare che il mio progetto avrebbe dovuto seguire un taglio rigorosamente biografico, in soggettiva - poi la maturità mise in stand by, parzialmente, la fanzine. Ma dopo l'esame me ne tornai in Inghilterra dove ero stato negli anni precedenti, e feci la conoscenza per tramite di un'amica dell'opera letteraria di Peter Sotos, nella fattispecie tre numeri di Parasite; fu una epifania, la mia personale via di Damasco. Come per Sotos la lettura di "A sangue freddo" di Truman Capote aveva avuto valenza epifanica e rivelatoria per me la lettura di Sotos fu davvero la rivelazione del Verbo. Raccolsi materiali a cavallo del primo semestre di studi giuridici, visto che mi ero, a fine 1995, iscritto a Legge; volevo scrivere qualcosa che applicasse Sade alla cronaca nera. Con quel taglio metagiornalistico, oscuro, malevolo ma anche ironico e sarcastico che contraddistingue Parasite (che è secondo me l'opera in assoluto più intensa e convincente di Sotos) e che getta uno sguardo cupamente realistico sulla vita quotidiana. Ho autopubblicato qualche numero tra il 1996 e il 1998, ed ho avuto ironicamente il privilegio di essere uno dei primi commentatori non ufficiali della legge 269 del 1998, la legge contro la pedofilia il turismo sessuale e la riduzione in schiavitù dei bambini. Emanata in concomitanza con il ritrovamento del cadavere del piccolo Simeone Nardacci, cadavere rinvenuto a un chilometro circa da dove vivo io -per la serie, evviva le sincronie junghiane. Halogen è stata, ed è, l'espressione dei miei gusti, dei miei piaceri, in ossequio al fondamentale principio secondo cui se vuoi una cosa fatta bene devi fartela da solo. E' una liberatoria modalità espressiva che scorre parallela alla mia esistenza.

Cosa ti ha spinto ad una ricerca cosi radicale?è poi giusto chiamarla ricerca?


AV: Purtroppo il termine ricerca finisce, specie nel linguaggio contemporaneo, per rivestire una valenza schiettamente scientifica, e come tale improntata a criteri di neutralità ed asetticità; Halogen ambisce ad essere l'esatto contrario. Poca neutralità, molta partecipazione emotiva diretta - l'utilizzo della visione in soggettiva, della prima persona singolare nella descrizione dei fatti e delle vicende ha una duplice caratterizzazione; da un lato è ovvio perchè parlo di me, e quindi è una scrittura voracemente egotica. Dall'altro ricordo che leggendo una recensione di "American Psycho" (il romanzo di Bret Easton Ellis) scritta da Norman Mailer mi colpì molto il fatto che Mailer criticasse in maniera pesante la scelta di Ellis di usare la prima persona singolare per tutto il romanzo, dicendo in sostanza che alla lunga quella scelta ha sempre un effetto asfissiante sul lettore. Era una critica, ne feci un punto d'onore; in fondo penso che avere un potere di costrizione, poter imporre l'asfissia a chi legge, sia un notevole esercizio di introspezione, di antropologia rovesciata. In un certo senso, sfrondandola dei citati esiti parascientifici, penso di poter dire che Halogen è la mia personale ricerca, non dettata da elementi deterministici di cause ed effetti ma solo dalla volontà di raggiungere il mio piacere, , la ricerca e la conseguente messa a nudo dei miei piaceri appunto, dei miei punti di vista, dei miei gusti, e delle mie idiosincrasie; non ho mai ambito a creare shock, anzi. Non mi interessano le reazioni puerili, tanto quelle di disgusto quanto quelle di tripudiante esaltazione. Non sto cercando un Graal, ma solo la comprensione piena ed organica di ciò che mi fa godere. In senso intellettuale, e fisico. Gilles Deleuze, ne "Il Freddo e il Crudele", scrive che la principale differenza tra masochista e sadico è che il masochista postula un incontro di volontà, uno schema contrattuale, un sinallagma, mentre il sadico postula solo la sua unicità, ha una visione unilaterale ed asimmetrica. Nel suo universo, esiste solo lui. Fondamentalmente, quella del sadico è una descrizione che si attaglia bene al mio modo di essere e di vedere le cose.

Le tue influenze principali? Esiste un sottomondo dove la letteratura è qualcosa che fa paura ai piu...


AV Sade. Su tutti. "Le 120 Giornate di Sodoma" sono state la mia compiuta e piena lettura sacra - c'è tutto in quel libro, filosofia, religione, nichilismo (che a ben vedere può rientrare nelle due categorie citate prima), quella che Maurice Blanchot definiva la solitudine dell'uomo davanti all'universo, senso di onnipotenza, di reificazione dell'esistente, godimento assoluto, ironia nera, scrittura veloce e quasi automatica che non a caso tanto ha interessato i surrealisti fino a sfociare nella paranoia-critica di Dalì. Influenza sono e sono stati i libri DI Sade e i libri SU Sade; come le opere di Bataille, di Klossowski, di Barthes, del citato Blanchot, di Deleuze. Altri autori che hanno avuto una indubbia rilevanza per il mio modo di concepire la scrittura (in senso tecnico e contenutistico) sono Dennis Cooper, Peter Sotos, Pierre Guyotat, Jean Genet, Antonin Artaud. In maniera relativa Caraco e Cioran, autori che amo molto e a cui sono senza dubbio legato ma di cui non posso dire il peso specifico in termini di vera influenza. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non sono particolarmente interessato all'opera di Pasolini; sono molto più interessato alla sua vita. Tengo in altissima considerazione la sua poesia, ma non ho mai apprezzato la sua narrativa. Cinematograficamente parlando, e sempre parlando di Pasolini, Salò (inevitabile anche per quanto detto su Sade) e il Vangelo. Leggo molta saggistica, e quella mi influenza di sicuro; l'intero catalogo criminologico della Centro Scientifico Editore, letteratura true crime angloamericana, il catalogo Feral House e quello della Creation Books. Qualunque cosa Jamie Gillis abbia fatto. I quotidiani. La televisione. La tv recentemente è la mia fonte primaria di materiali; sintonizzare un qualunque canale e sentirsi i dettagli, anche i più morbosi e raccapriccianti, della morte del piccolo Tommy o della piagnucolante agonia di Sarah Scazzi, intervallati da balletti scosciati, è qualcosa che non può lasciare indifferenti. Non so dire se esista un sottomondo in cui la letteratura possa davvero fare paura; una volta Sotos era appannaggio di una ristretta cerchia di aficionados, adesso, adesso che il palato del pubblico si è assuefatto a giri di giostra a base di stupro teste spaccate e morti brutali, Sotos è a tutti gli effetti un critico sociale e come tale potrebbe essere letto senza grandi traumi persino dalle casalinghe. Ricordo che qualche anno fa, quando lo intervistai, mi disse che in effetti all'epoca di Pure il true crime non era genere ancora diventato preda preferita delle casalinghe timorate di dio, ma ormai mi sembra che Picozzi e Lucarelli parlino di devianza sessuale e crimine seriale alle massaie sovra-eccitate. E senza turbative di rilievo.

Da un po scrivi per la coniglio editore in riviste di settore.Le uniche ad occuparsi di determinati temi in Italia.Considerazioni sull'esperienza?

AV fui contattato da Francesco Coniglio, che aveva letto il mio blog, nel 2005. Lo riteneva di qualche interesse. Bisogna considerare che la rivista Blue nei primissimi anni novanta era stata una vetrina privilegiata ed un laboratorio di incubazione per artisti devianti, erotici, radicali, ed era arrivata a vendere decine di migliaia di copie presentando al pubblico Miguel Angel Martin, Baldazzini, Scozzari, Eleuteri Serpieri, e via dicendo; poi però, come in tutte le cose, era subentrato un pauroso riflusso. Così Coniglio cercava materiali nuovi per tentare un rilancio - la mia collaborazione fondamentalmente nasce in un momento critico della rivista, in cui le vendite erano ormai colate a picco. I miei articoli hanno avuto così un riscontro ridottissimo, ed è tutto sommato un peccato perchè, a costo di peccare di superbia, posso dire che parlare su una rivista professionale e come tale reperibile in edicole e fumetterie di trasmissione dell'AIDS su base volontaria (e del relativo documentario The Gift), della power electronics, di Peter Sotos, dell'underground radicale francese, di Daikichi Amano, di Tsurisaki, non è stata esperienza con precedenti di rilievo in Italia. C'erano state diverse persone che lo avevano fatto, ma tutte all'interno della "scena" underground, mentre a me sarebbe piaciuto tentare di scompaginare le carte e di galleggiare tra dimensione underground e dimensione overground, proponendo roba pesante. Con Ritual, è più o meno lo stesso; ho il mio spazio che è tendenzialmente impermeabile rispetto al resto della rivista, nel senso che non ho contatti redazionali e non passo attraverso le procedure burocratiche di definizione della linea di un singolo numero. Mi limito a scrivere i miei pezzi e a spedirli, corredandoli con le immagini. Anche in questo caso i feedback sono pochissimi, ma non mi stupisce; probabilmente riceverei più posta se scrivessi di Marilyn Manson, di Blutengel e di Birthday Massacre. Anche se non penso proprio mi piacerebbe ricevere posta da chi apprezza i suddetti...

Da qualche anno si parla anche di un libro in uscita....


AV Un incubo, letteralmente. C'è un contratto firmato, precisamente nel dicembre 2006; immaginavo che se ti fanno firmare un contratto, demandando poi ad un editor il gravoso compito di starti dietro al fine di rieditare e riscrivere il libro, di renderne maggiormente omogenei certi passaggi, ciò avviene perchè c'è vero interesse alla pubblicazione. In realtà ho appreso che non sempre è vero, può avvenire anche per sport...facezie a parte, Halogen è passato attraverso ogni sorta di forca caudina; scissioni redazionali, la crisi finanziaria mondiale, il riflusso generale della casa editrice, queste almeno sono le giustificazioni che mi vengono addotte ogni volta che azzardo una qualche richiesta di informazioni. Diciamo poi, e questo l'ho detto a loro per primi, che la Coniglio non ha una vera linea editoriale; pubblica tutto, in un range compreso tra la fantasy di Erwin Howard e i manga giapponesi fino ai libri sui Pooh e passando per quelli di fumetti ed erotismo ! Questo nel mercato e nell'epoca della specializzazione e della settorializzazione non aiuta, anzi direi che è la strada privilegiata per andare zampe all'aria. E' un vero peccato, perchè quel libro ha diverse cose da dire; non è un libro facile, ma nemmeno una robaccia sensazionalistica, è ponderato, ben scritto (anche perchè c'è stato un lungo, doloroso, capilare processo di riscrittura assieme al mio editor), raccoglie materiali inediti e di assoluto interesse. Inizialmente poi avrebbero voluto pubblicarlo con un altro titolo, che a me non piaceva per niente; e se vai sul sito della Feltrinelli ne trovi traccia, "l'ultimo underground" - orrendo. Suona come un saggio del cazzo su qualche sfigatello radical chic col pallino dell'arte "trasgressiva"; e tutto questo perchè ritenevano che il titolo in inglese potesse essere un ostacolo. Naturalmente il fatto che una delle più vendute scrittrici italiane, Isabella Santacroce, scriva libri con titoli praticamente SOLO in inglese, vendendo comunque molto, doveva essere loro ignoto...Spero vivamente di trovare un altro editore. Halogen prima o poi vedrà la luce come libro.

Spesso la pornografia è presente nei tuoi scritti. Parliamone.


AV Se qualcosa Sade e Sotos mi hanno insegnato è che la riduzione della realtà a pornografia individuale è la forma più elevata, e pura, di gratificazione; ciò che scrivo è la mia personale pornografia. Come per Sotos, sui cui libri vedi campeggiare la dicitura "Peter Sotos' pornography" e che sta ad indicare non solo "pornografia creata da Peter Sotos" ma anche "Ciò che per Sotos riveste valenza pornografica" - direi che ogni mio singolo scritto, anche quelli in cui non parlo esplicitamente di pornografia, alla fin fine ha valenza pornografica. La riconduzione di ogni dinamica, relazionale, emotiva, sentimentale, sociale, ad un punto di non ritorno, ad un abisso di degrado, di sporcizia, di sessualità deviante mi fornisce lo spunto per interrogarmi su me stesso; e di parlare a me stesso. La vera buona pornografia ha a che fare con noi stessi, con la nostra anima, non con le evoluzioni sessuali di una starlette siliconata - se invece vogliamo parlare di ciò che comunemente si intende per pornografia, i film porno detto in soldoni, dipende; c'è poco che davvero mi interessi. Qualche serie, come Crack Whore Confessions, la Kinky Thai, Sweet Mook, Vio-lence, i primi episodi di Meatholes, GGG, i film delle giapponesi Dogma e Natural High, Genki Genki, qualche regista alla Khan Tusion, Simon Thaur, Rob Black, Marcelo Cross, Tohjiro,su tutti il mai troppo compianto Jamie Gillis, qualche imprevisto particolare come ad esempio un istintivo moto di disgusto; ma soprattutto le biografie di starlette sfortunate e finite male. Perchè le emozioni genuine sono importanti mentre generalmente un film porno è finto tanto quanto le tette delle pornostar che lo interpretano; ma se attendiamo pazientemente che i riflettori vengano spenti e i sorrisi spermatici nettati e riposti nel metaforico cassetto delle buone intenzioni, possiamo trovare di tanto in tanto qualche gratificante naufragio esistenziale. Brooke Ashley e l'AIDS, Annabel Chong e le sue sconfortanti storie di droga lagnante automutilazione e stupri di gruppo, Savanh la depressione e il suicidio, la morte di Moana, Natel King - questa è buona pornografia. I loro film invece sono irrilevanti. Ho scritto tempo addietro una recensione, sarcasticamente critica, del libro autobiografico di Lasse Braun, "Senza Tregua"; la sua visione ecumenica e hippie della pornografia è per me francamente fuori luogo. E ipocrita.

Hai collaborato alla stesura di "omicida e artista" .Un lavoro sul rapporto tra serial killer e produzione artistica.I serial killer sono delle figure da te spesso raccontate e analizzate.che puoi dire a riguardo?


AV un altro libro sfortunato. L'unica cosa positiva è che sia stato pubblicato. Ma dietro c'è una storia abbastanza incresciosa -diciamo che "collaborato" è estremamente riduttivo, visto che una buona percentuale del libro l'ho scritta io e praticamente tutti i materiali visivi e grafici li ha forniti sempre il sottoscritto. Per anni non ho più saputo nulla del destino del libro, fino a quando con estremo ritardo "l'autore" mi ha contattato dicendomi che finalmente il testo aveva visto la luce (ma aveva in realtà visto la luce un anno prima!) e che, guarda caso, era interessato a sfruttare i miei canali underground per distribuirlo e farlo conoscere...ho sfanculato senza particolari rimorsi, troncando ogni contatto. Il mio nome che doveva starsene pacioso sulla copertina come co-autore era retrocesso alla copertina interna, degradto al rango di "collaboratore"; inoltre mai visto il becco di un centesimo. Anzi, mai visto il becco di nulla; l'unica cosa che ho rimediato è stata una copia (!) del libro...un affarone. I Serial killer mi sono sempre interessati e mi hanno sempre affascinato, da prima che diventassero assieme al bricolage uno dei passatempi più diffusi tra le famiglie italiane e prima che Massimo Picozzi divenisse popolare quasi quanto Padre Pio. Ho speso gran parte della mia maldestra adolescenza a corrispondere con assassini e psicopatici vari, accumulando indirizzi di carceri vari, in una sorta di morbosa caccia al tesoro planetaria; fondamentalmente i serial killer, per quel che ho potuto constatare io, sono interessanti per quel che hanno fatto, ma raramente hanno lati interessanti come persone. Spesso sono queruli, banali e lagnosi - protestano vibratamente la loro innocenza, si dicono vittime di complotti oppure tentano giochini di controllo mentale che non attecchirebbero nemmeno su un dodicenne di Detroit. Capisco perfettamente perchè Sotos si sia sempre recisamente rifiutato di corrisponderci...meglio conservarne una immagine dignitosa. Ad ogni modo, vale il discorso che facevo sulla pornografia; scrivo di gesta di serial killer tentando di metabolizzarne la valenza sadica, ne altero i profili e li riduco a materiale pornografico che abbia potere nella mia prospettiva. Non scrivo true crime nè criminologia; non me ne potrebbe fregare di meno di "capire". Naturalmente alcuni serial killer hanno anche un lato umano affascinante; Peter Kurten, Ted Bundy, su tutti. Ian Brady relativamente; fino alla querelle con Sotos, ne avevo una qualche stima. Dopo si è comportato come un bambino a cui abbiano rubato la marmellata...

Come consideri l'uomo moderno?

AV L'uomo è per sua natura confuso. Ha impiegato gran parte della sua energia, storicamente, per trincerarsi dietro comode e confortevoli balle (quelle che Hegel e Marx definivano sovrastrutture, le Uberbau) soltanto per negare la sua vera natura, che è bestiale e legata ad istinti primordiali e naturali. Questa confusione, di matrice ipocrita, è esponenzialmente aumentata col passare del tempo, quindi l'uomo moderno è molto più confuso e ipocrita dei suoi predecessori - un autorevole studioso delle religioni come Eliade non ha potuto far altro che constatare come la nascita del momento religioso, e del rito, altro non siano se non dei tentativi di diminuire la paura dell'infinito che assilla l'uomo sin dalla notte dei tempi. Viviamo in un mondo in cui da un lato si predicano amore, pace, fratellanza e poi dall'altro ci si masturba nel confortevole tepore di casa guardando in tv il plastico di Cogne o l'ennesima inquadratura (cronachisticamente inutile) di casa Scazzi -siamo al cortocircuito pornografico dell'informazione, che personalmente trovo eccitante; stordente alternanza di gossip e cronaca nera. A ritmo impazzito. Quando c'è un incidente stradale grave, e magari capita di vedere sul selciato un cadavere sporco di sangue, gli automobilisti creano mostruosi ingorghi intasando la strada proprio per dare una sbirciatina allo "spettacolo"; è catartico, ma è anche un comportamento dalle connotazioni schiettamente metasessuali, perchè si costringe la mente a confrontarsi con gli istinti più bassi e viscerali del nostro animo. Non è un caso che la pornografia trovi una veloce espansione proprio nei teatri geografici a più alto tasso di esposizione alla morte e alla violenza; c'è il caso divenuto celebre del sito porno "Nowthatsfuckedup" (che combinava scenari di guerra, esercito americano, soldatesse nude e veri cadaveri di talebani e/o di civili afghani o irakeni; sulla vicenda c'è il libro "Fucked Up" edito da BUR), o le bancarelle traboccanti di porno che si trovano per le strade di Baghdad (dove praticamente manca ogni servizio sociale elementare...ma non la pornografia, grazie alla democrazia esportata in punta di missili) come nella vicenda di Ammar Jamal raccontata da Associated Press. In Tailandia, subito dopo la Tsunami, nei mercatini venivano vendute polaroid raffiguranti i cadaveri marcescenti a pelo d'acqua...Quindi, se uno sa guardarsi intorno, sa cercare e sa cosa fare dei materiali raccolti, direi che le molteplici contraddizioni dell'uomo moderno possono essere gratificanti e funzionali.

Che senso ha oggi la parola "estremo"?

AV Nessuno. E' divenuta una caratterizzazione meramente descrittiva, di natura merceologica; si dice "arte estrema", "musica estrema","pornografia estrema" e la gente sa subito, più o meno, individuare un preciso settore di prodotti. Black metal, grindcore, industrial, Chris Ofili, i fratelli Chapman, Cattelan, lo shitting, il sadomaso, l'animal sex: sono prodotti "estremi" ma pur sempre prodotti. Pensati e realizzati per nicchie di mercato, e per il palato specifico di persone interessate. Come per la trasgressione, anche l'estremo è ad oggi un mantra di facile autoconvincimento; ci si ripete mille volte di essere estremi (o trasgressivi), perchè si ha paura di non esserlo nemmeno un pò. Il sadomasochista del sabato sera, annoiato, frustrato, ha bisogno di dirsi estremo per evadere dal nullificante grigiore della sua esistenza, ma rimane pur sempre una piccola insignificante merda. Il situazionista belga Vaneigem scriveva giustamente "trasgredire i tabù così comanda il progresso economico" - ed è molto triste dovergli dare ragione, triste vedersi davanti queste ciccione redente domine e questi intellettuali falliti con la fissa della concettuologia applicata alle flatulenze. Non bisognerebbe perdere tempo dietro alle definizioni; l'importante è fare quel che si vuole fare, ciò che ci fa godere, che ci conferisce benessere. Che in concreto sia raccogliere margherite o scrivere di violenza sessuale estrema. Semplicemente, ad ognuno il suo.

Guardandoti attorno oggi,cosa trovi di stimolante?

AV Come dicevo, rispondendo alla domanda sull'uomo moderno e a quella sulle influenze, ci sono moltissime cose stimolanti ed intriganti al giorno d'oggi. La morbosità giornalistica nel seguire dettagliatamente ogni truculenta e sessualmente esplicita vicenda di cronaca nera, ad esempio. In criminologia si definisce overkilling l'accanimento post-mortem del killer, quando cioè continua ad infliggere colpi e ferite pur dopo la morte della vittima...noi stiamo sperimentando lo stesso con la stampa e coi media in generale; parliamoci chiaro, quale valenza informativa può mai avere far sapere alla famigerata casalinga di Voghera che Sarah piangeva mentre zio e cugina la strozzavano ? Oppure, quale serietà può mai avere una Barbara d'Urso che alterna nella stessa ora ogni dettaglio sanguinolento del delitto di Avetrana con le rivelazioni sulla vita sentimentale di Belen Rodriguez ? La gente che fa la fila per sedersi in aula di tribunale, per seguire la vicenda di Erba, o che scatta foto alla casa di Michele Misseri o che va in pellegrinaggio a Cogne sarà pronta, quando messa davanti alla piena comprensione di ciò che sta facendo, ad addurre ogni genere di scusa idiota; allora troverai chi studia giurisprudenza e vuole seguire un processo (come se la cosa davvero servisse per superare l'esame di procedura penale...), chi per "puro caso" ma guarda tu passava di lì, chi va per pregare e dire una parola di conforto per la sfortunata vittima di turno. Questi imbecilli dovrebbero avere il coraggio di dire la verità; ammettere, a loro stessi e alle telecamere, che provano godimento e piacere a rimestare nel torbido di questi delitti. In un vecchio numero di True Crime, i libri da edicola Mondadori specificamente dedicati al delitto seriale, curati dall'ineffabile Massimo Picozzi, c'era una lettera di una casalinga, lettera che ho riutilizzato per il mio libro, in cui la donna elabora in combinato con Picozzi un puro capolavoro di ipocrisia dicendo di essere spaventata dal suo interesse per i delitti violenti, al che Picozzi risponde, da par suo, che non c'è morbosità a comprare quei libri ma solo voglia di...capire. Naturalmente dare del morboso ad un proprio potenziale acquirente e cliente sarebbe stata una scelta errata di marketing - curiosamente lo stesso Picozzi, quando c'è stato l'arresto di Luca Bianchini lo stupratore seriale di Roma (sul cui comodino faceva bella mostra un libro di Picozzi...) non ha perso tempo ad organizzarsi una conferenza stampa. Naturalmente solo per far "capire" al pubblico...

Concludi tu.

AV La morte non attende in silenzio. Mai.


http://andreavenanzoni.blogspot.com/

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